Back from Belgrade, 28.09.2009



Production and Post Production Department, V&D TV

28.09.2009
Stavo scrivendo una nota che ho salvato da qualche parte qualche giorno fa. Ma sembra scomparsa. Allora prendo nota ancora, pensando, al caldo del mio letto, allo strano percorso che la vita mi ha riservato nell'ultimo anno. Un percorso che mi ha portato da Roma a New York a Washington alla Virginia a Roma ancora a Washington ancora alla Virginia ancora ed ora, ad un anno di distanza, in una città di Eastern (Non) Europe di cui, prima di questa avventura lavorativa cominciata a maggio, ignoravo praticamente tutto. Ed invece ora ne conosco i sapori e gli odori, gli edifici fatiscenti e i sorrisi del suo popolo, il Danubio blu che bagna la città e il mercato affollato, la vita notturna e so persino a quanto sta il cambio euro-dinaro. So quanto costa una pinta di Beck's (duecento dinari, due euro) e cos'è il rakija. So dire ciao e anche grazie. Così come so dire non lo voglio oppure lo voglio. Sì e no. Da e ne. Leggere il cirillico che è simile al greco grazie alle riminescenze da liceo classico che si sono sedimentate da qualche parte nel mio cervello, e stupirmi nel trovare "Mango" e "Zara" sulla via del centro. E ti accorgi che puoi vivere DOVUNQUE quando ti ritrovi con le tue colleghe (una serba ed una palestinese) a provare free climbing in una palestra cadente sulla cui porta c'è scritto "Free climbing association Jugoslavia". Te ne accorgi quando cammini nel quartiere bohemien di Belgrado e ti fermi a parlare con un incisore di rame del Kosovo, che incide questi paralumi di rame con le immagini sacre e con l'alfabeto della sua lingua. Te ne accorgi quando cammini su dei simil sampietrini e trovi un ristorante italiano che si chiama "Campo de' Fiori" e allora ti viene un po' da ridere e vorresti entrare solo per provare la "cucina italiana". Te ne accorgi quando prendi l'autobus due volte e già ti ricordi la fermata alla quale devi scendere per tornare a casa. Te ne accorgi quando tutto sembra casa, invece è solo un'altra parentesi nel tortuoso cammino che porta alla felicità.
E quando siedi sull'aereo accanto ad un montenegrino con gli occhi blu diretto in Algeria per lavoro, ti accorgi che sei di nuovo a casa, quella vera, ma che ogni viaggio è sempre un po' casa. A tuo agio ovunque, scrutando sorrisi stranieri. Questo è ciò che io chiamo davvero casa. Grazie. Hvala. :)

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